Il Manuale chiarisce che, per area di interfaccia, si intende una fascia di contiguità tra le strutture antropiche esposte al contatto con possibili fronti di fuoco e la vegetazione ad essa adiacente[1].
La larghezza della fascia di contiguità tra le strutture antropiche e la vegetazione adiacente è valutabile tra i 25–50 metri ed è comunque variabile in funzione delle caratteristiche fisiche del territorio, della configurazione degli insediamenti e della loro tipologia.
Pertanto, in primo luogo, sulla base della Carta Tecnica Regionale e delle ortofoto, sono state individuate le aree antropizzate (urbane e discontinue) considerate interne al perimetro dell‘interfaccia.
Successivamente, per individuare la zona di contiguità tra la vegetazione e le strutture antropiche, dove queste ultime risultano quindi esposte al contatto con i possibili fronti di fuoco, è stata evidenziata una fascia di 50 metri di larghezza, denominata “Area di interfaccia”, lungo tutto il perimetro delle aree antropizzate.
Infine, una porzione di territorio esterna alle aree antropizzate e di larghezza pari a 200 metri, denominata “Fascia Perimetrale” è stata individuata per valutare la pericolosità che insiste sulle aree di interfaccia.
[1] Secondo la definizione della National Wildland/Urban Fire Protection Conference (NW/UFCP) del 1987, con il termine “interfaccia” si intende il luogo dove l’area naturale e quella urbana, si incontrano e interferiscono reciprocamente.