La legge regionale n. 19 del 24/07/1997, recante “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella regione Puglia” ha localizzato nel territorio della Provincia di Bari alcune aree aventi preminente interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico; tra queste, le Lame San Giorgio e Giotta (vedi TAV. N. 02 – PPTR. Sistema delle Tutele. Componenti geomorfologiche e botanico vegetazionali). Per le due lame è in itinere il riconoscimento, da parte della Regione Puglia, di “Area Protetta”, da classificare come “Riserva Naturale Orientata”.
La lunghezza e la differente altimetria delle due lame tra l’altopiano della Murgia e la pianura Barese determina la coesistenza, lungo il loro corso, di un microclima differente tra gli alvei più a monte e la parte della lame più vicina alla costa.
Nelle zone più interne abbondano formazioni termo-mesofile con abbondanza di roverella (Quercus pubescens). Nella zona litoranea e sub litoranea sono invece presenti prevalentemente formazioni sempreverdi di latifoglie sclerofille tipiche della macchia mediterranea.
La variabilità del microclima è testimoniato dalla presenza, lungo i corsi delle lame, di quattro specie diverse di querce:
- il leccio (Quercus ilex);
- la coccifera (Quercus coccifera);
- il fragno (Quercus troiana);
- la roverella (Quercus pubescens);
con dominanza o coesistenze differenti a seconda dei tratti e delle esposizioni o a seconda che si tratti del fondo dell’alveo o dei fianchi delle scarpate.
La zona, ricca di vegetazione spontanea, è infatti sito di riproduzione del gufo, della civetta e del succiacapre (un uccello selvatico), tutte specie vulnerabili e parzialmente minacciate. È inoltre area di svernamento per la cesena, specie rara inserita nella “Lista Rossa Uccelli d’Italia”. Nel bosco della “Lama” ci sono poi tassi, donnole, faine, ricci, ghiri, farfalle, lucertole, volpi ed ancora l’albanella ed il moscardino (specie protetta dalla Convenzione di Berna).
Per quanto riguarda la flora c’è da segnalare la presenza di orchidee spontanee (specie di cui è vietato detenere piante o semi raccolti in natura) e soprattutto della “Serapias Orientalis Apilica Nelson” ad altissimo rischio di scomparsa dal territorio nazionale.
L’ambiente salubre della lama Giotta, associato alla maggiore presenza di acqua rispetto alla campagna circostante, ha determinato una notevole presenza antropica sin dal periodo Neolitico, di cui sono conservate numerose tracce.
In particolare nel 1982, in occasione dei lavori di realizzazione viadotto della SS 16, in prossimità dell’abitato di Torre a Mare, è stata rinvenuta sul fianco in destra della lama la Grotta della Tartaruga che prende il nome dai resti di un carapace di tartaruga terrestre rinvenuti all’interno della grotta, in uno degli strati archeologici più antichi.
All’interno della grotta sono stati individuati resti stratificati di presenza umana a partire dal Neolitico dello spessore di circa 2,50 metri.
Le ricerche conseguenti agli scavi archeologici condotti portano a ritenere il luogo come area di culto del periodo neolitico. Altre testimonianze di insediamenti preistorici sono emerse lungo la costa di Torre a Mare, a poca distanza dalla foce della lama.
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